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Kroes: l’ho fatto perchè me lo hanno chiesto gli investitori

Il commissario di DG Connect alla conferenza ECTA spiega la sua ricetta per le fibre (intanto Telecom Italia pensa di spendere fino a 7 miliardi in rete fissa, però in Brasile).

L’intervento di oggi di Neelie Kroes, il commissario europeo per la Digital Agenda, è stato polarizzato dalle ragioni che l’hanno spinta, lo scorso 12 luglio, a dare un’inversione copernicana alla politica regolamentare della Commissione Europea in tema di accesso alle reti ed fibre ottiche, che ora consisterà in: “stabilizzazione” del prezzo del rame per un periodo di 8 anni; “rafforzamento” delle norme in tema di non discriminazione; “flessibilità” delle regole di accesso alle reti in fibra ottica. Le virgolette sono obbligate perchè tra poche settimane, o giorni, la direzione DGConnect pubblicherà un draft di proposta.

Secondo le parole del commissario Kroes, la nuova posizione è dovuta alle richieste degli investitori, che chiedevano “stability, reliability, certainty, predictability”. Si tratta di un annuncio che non sorprende, a meno che qualcuno abbia mai conosciuto investitori che predilogono incertezza, inaffidabilità, instabilità e caos totale. In altre parole, la spiegazione del commissario Kroes è di buon senso, però non aggiunge molto rispetto a ciò che già si sapeva fin dalla bolla dei tulipani del XVII° secolo.

Kroes purtroppo non è stata più precisa circa le motivazioni della comunità finanziaria. Infatti, gli investitori sono normalmente parte di grandi gruppi bancari e finanziari che hanno importanti cointeressenze con gli incumbents proprietari delle reti in rame, perchè da questi ultimi ricevono dividendi azionari nonchè rimborsi/dividendi da obbligazioni. In altre parole, qualsiasi statement di un grande investitore è potenzialmente pregiudicato da un conflitto d’interesse con l’entità finanziaria di appartenenza, che non vuole solo investire ma anche mantenere il cash flow attuale (dividendi e cedole di ogni tipo) nonchè avere il rimborso dei debiti. La Kroes non è una sprovveduta e quindi avrà fatto le sue attente valutazioni, tuttavia la storia degli ultimi 4/5 anni di crisi finanziaria è caratterizzata da enormi conflitti di interessi da parte degli operatori finanziari, che prediligono investimenti in carta (cartolarizzazioni di qualsiasi cosa) piuttosto che in prodotti/servizi. Quindi il dubbio rimane.

Trovandosi nella tana del lupo (i membri di ECTA sono ormai molto freddi con la Kroes), il commissario ha invitato i presenti a giudicare sulla base dei fatti, non delle emozioni. Giustissimo, però se lei stessa avesse portato delle chiarificazioni sarebbe stata molto apprezzata. Ad esempio, Neelie avrebbe potuto spiegare come la stabilizzazione e garanzia del prezzo del rame indurrebbe i beneficiari, cioè gli incumbents, a spegnere tali reti e a riconvertirle in fibra; ed avrebbe potuto portare dati più precisi circa i paesi dove questo meccanismo virtuoso, cioè il reinvestimento dei profitti del rame nella fibra, funziona veramente. Ma purtroppo non lo ha fatto. Nello statement del 12 luglio la Kroes si era limitata a direi che non era convinta che un abbassamento del prezzo del rame potesse incentivare gli investimenti in fibra, ma in molti avevano obiettato che i paesi indicati come esempi, Austria e Norvegia, non erano appropriati; e la cosa era morta lì.

Il Commissario Kroes ha ricordato i dati della crescita della fibra in Cina, 36 milioni di abitazioni, però senza spiegare come funzioni la ricetta cinese e se sia applicabile in Europa. Probabilmente, se andassimo a vedere il modello cinese da vicino scopriremmo cose che non ci piacciono così tanto. Meglio il Giappone, allora, dove però la regolamentazione esiste. Poi Neelie ha riferito di un colloquio con il presidente della BEI, che avrebbe detto che da giugno 2012 (quindi da un momento precedente allo speech di luglio) vi sarebbe stato un aumento di investimenti, pari al 25%, nel settore delle telecomunicazioni. Mi sembra una buona notizia, benchè non ufficiale, quindi aspettiamo la conferma. Quando verrà, sarebbe interessante capire se i maggiori investimenti siano semplicemente annunciati o veramente fatti, se si tratti di fibra o di mobile/LTE., ecc. Purtroppo, la storia della fibra è costellata di FTTP (Fiber-to-the-Papers), quindi sarebbe meglio evitare di farsi abbindolare dagli annunci, per non ricadere nel trappolone spagnolo del 2009, quando Telefonica, non appena aver ottenuto una parziale deregolamentazione della fibra ottica, annunciò che purtroppo doveva sospendere gli investimenti programmati prima della decisione del regolatore spagnolo. Amen.

In fin dei conti, la Kroes ci ha levato qualche dubbio: facendo riferimento agli investitori, e non ai players di mercato, ha indirettamente ammesso che la sua ricetta non è capace di far investire le telecoms a investire, bensì, ma staremo a vedere, gli investitori istituzionali. Non è una precisazione da poco. Ed infatti, è di questi giorni la notizia che Telecom Italia intende investire fino a 7 miliardi di Euro in Brasile per comprare colà un operatore fisso. Ahimè, questa non era certo la destinazione prevista per i proventi del rete telefonica italiana…….

PS: la mia critica al discorso della Kroes non toglie il fatto che il commissario olandese abbia toccato anche altri temi di rilevanza che meritano attenzione, come le preoccupazioni circa il presente  (disoccupazione e crescita) nonchè le sfide per il futuro (e-ealth, cloud, digitalizzazione in genere). Quindi consiglio di leggerlo tutto prima di condividere le mie conclusioni giacobine. Per un altro  punto di vista critico consiglio di leggere Pierani di Altroconsumo.

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