Internet governance

Anche il BEREC impallina la proposta ETNO di riforma di Internet

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Impressiona sia la netta posizione del Berec, sia il fatto che ETNO sia completamente sparita da questa vicenda

Il Berec, l’agenzia europea che riunisce i regolatori nazionali delle telecomunicazioni, ha pubblicato una posizione durissima nei confronti della proposta di ETNO e Telecom Italia di riformare Internet a livello ONU/ITU (WCIT-12). Secondo il Berec, la proposta di ETNO “è inappropriata e potrebbe influenzare negativamente lo sviluppo di Internet, portando pregiudizio a consumatori, content e application providers, rendere difficoltoso l’accesso ai contenuti, ed allargare il digital divide”. Inoltre, secondo il Berec la posizione di ETNO intende raggiungere obiettivi diversi da quelli dichiarati, in particolare al fine di sbilanciare i rapporti negoziali con altri operatori, così da permettere eventuali abusi. Il che renderebbe necessari maggiori controlli ed interventi regolatori. Il Berec non allunga ad ETNO neanche la tradizionale ciambella di salvataggio, del tipo “Non ne parliamo all’ITU, ma altrove sì“. La critica del regolatore europeo è totale e non lascia spazio ad ulteriori discussioni. Una posizione durissima per una istituzione, il Berec, normalmente molto cauta.

Il resto del documento Berec è dedicato a smontare, pezzo per pezzo, tutta la proposta ETNO, arrivando a concludere che, alla fine, gli incumbents stanno solo cercando di recuperare un po’ più di denaro da un ecosistema, la rete Internet, che non sono più in grado di controllare, e che neanche capiscono molto bene. Berec stigmatizza infatti come gli incumbents vogliano applicare i meccanismi dell’interconnessione telefonica al mondo Internet, senza rendersi conto che la tecnologia è cambiata e che questa trasposizione è impossibile, se non a costo di stravolgere la rete Internet (e farla ridiventare una rete telefonica).

Anche la presunta ricerca di maggiore qualità dei servizi (QoS) viene fortemente ridimensionata. L’idea di assicurare “end-to-end guaranteed QoS” nella rete Internet “is neither commercially nor technically realistic“, ed inoltre “Best efforts … does not imply low performance“. In ogni caso, Berec osserva giustamente come differenti standard qualitativi siano disponibili nel mercato per chi li voglia, ma non è detto che vengano richiesti (content provider o clienti finali), oppure potrebbero essere forniti con modalità alternative (tipo le CDN – Content Delivery Network). Ovviamente, tale maggiore qualità non è proibita da nessuno, quindi non si capisce perchè debba essere garantita o imposta per legge.

Anche per quanto riguarda il meccanismo della terminazione Internet, fortemente voluto da ETNO e Telecom Italia, il commento di Berec è lapidario: “ETNO’s proposed end-to-end SPNP approach to data transmission is totally antagonistic to the decentralised efficient routing approach to data transmission of the Internet. The connection-oriented nature of end-to-end SPNP, with its focus on charging based on the actual volumes or value of the traffic, would represent a dramatic change from the existing charging framework operating on the Internet”.

Suggerisco di leggere il documento, è chiaro e neanche troppo lungo. Resta da capire come mai ETNO e Telecom Italia si siano imbarcati in un simile disastro. Per la verità, ETNO dovrebbe aver proposto una sorta di compromesso nel corso delle riunioni del CEPS a Istanbul nello scorso ottobre, ma senza risultati. Il portale di ETNO non dà atto di tali tentativi né chiarisce se la proposta, originale o emendata, sia ancora in piedi, visto il fuoco di sbarramento americano ed europeo. Dopo l’incessante tam-tam mediatico dei mesi scorsi, in cui ETNO sosteneva che la sua proposta raccoglieva proseliti a destra e a manca, è subentrato un assordante silenzio.

AGGIORNAMENTO 16 novembre: anche l’ITUC, la International Trade Union Confederation, si è schierata contro la proposta ETNO, o almeno quello che ne rimane, ed è andata a dirlo di persona a Touré, direttore generale dell’ITU.

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