Replica impertinente alla lettera di Bernabè sulla riforma di Internet in sede ITU.
Sulla Stampa di qualche giorno fa Franco Bernabè ci ha spiegato i gravi problemi di Telecom Italia e le ragioni per cui occorra risolverli sconvolgendo Internet in tutto il mondo. Sulla governance della Rete gli ho replicato sulla stessa Stampa, scrivendo a nome di Euroispa, l’associazione europea degli ISP. Mi ripromettevo però di replicare anche in relazione ai gravi problemi di Telecom Italia, ed eccomi qua. Riporto di seguito i ragionamenti di Bernabè con i miei commenti.
“Riteniamo, infatti, che sia necessario garantire livelli di qualità predefinita e più elevati, tali da rendere possibile lo sviluppo di applicazioni, come quelle nell’ambito della telemedicina, che necessitano di corsie di accesso privilegiate rispetto a quelle esistenti”
Non si capisce perchè per fornire della qualità garantita sia necessario regolamentare Internet come suggerisce Telecom. Tali livelli di QoS sono già disponibili, a livello sia tecnologico che di mercato, senza regolamentare alcunchè. Per la telemedicina ed altri applicazioni particolarmente sofisticate, si possono usare delle VPN, una tecnologia che esiste da 20 anni o forse più (ma forse all’ITU non lo sanno).
Ma l’industria delle telecomunicazioni, in Europa, si trova oggi ad affrontare uno scenario in cui i ricavi sono in discesa, anche in ragione dell’applicazione di un modello regolatorio che ha portato a prezzi sempre più bassi per servizi sempre migliori.
Magari! Al contrario di quello che dice Bernabè, i prezzi wholesale crescono (si guardi l’ULL in Italia) e il commissario Kroes ha garantito che non scenderanno mai. Scendono invece i prezzi retail, che non sono regolamentati e sono in concorrenza. Ma allora ecco il vero problema: la concorrenza! Se poi si vanno a guardare i bilanci di Telecom Italia (ma anche delle altre telco storiche) si scopre che il cash flow è stabile e positivo da anni, margini ed EBITDA vanno meglio che in qualsiasi altro settore, ed i ricchi dividendi non mancano mai. Esiste un forte indebitamente, è vero, ma è la conseguenza di spericolate operazioni finanziarie, non di investimenti in reti.
Pertanto, la capacità d’investimento in nuove reti è messa a rischio.
Ritorna il mito degli investimenti in infrastrutture degli incumbents. In verità, le telco storiche non hanno nemmeno investito per le reti telefoniche vere e proprie, che sono state pagate dai contribuenti e poi regalate con le privatizzazioni. Le reti mobili sono state finanziate con la terminazione mobile, quindi attraverso un sussidio regolamentato che ha visto utenti e reti fisse mettere mano al portafoglio. Per le reti 3G e LTE, invece, non mi risulta che nessuno sia mai stato obbligato a comprarsi le frequenze.
Inoltre, l’aumento esponenziale del traffico dati sulle Reti, generato dagli operatori Over The Top ed in particolare dalle pochissime imprese americane che godono di un quasi monopolio nei loro rispettivi settori, va ad esclusivo vantaggio di queste ultime e, mentre genera la necessità di investimenti per supportare la crescita dei dati, non permette agli operatori di Rete di poter generare nuovi flussi di ricavi.
Altro mito: è vero che il traffico cresce (da anni, ma adesso meno di prima), ma questo trend fa crescere anche i ricavi delle telco. Altrimenti, che cosa venderebbe Telecom Italia, che clienti avrebbe se non ci fossero Youtube, Facebook, Apple ecc? Probabilmente Telecom venderebbe ancora voce e fax in modalità analogica (e non dimentichiamo il DECT!), assieme a melanconici telefoni color grigio-topo.
Per quanto riguarda il monopolio degli OTT, è vero che sono dominanti, ma è il mercato più competitivo che ci sia, con operatori nati negli ultimi 10 anni ed altri tramontati in lassi di tempo comparabili (pensiamo a Yahoo, Excite, Myspace ecc). Niente impedisce alle telco storiche di entrare in questo mercato, ma se ne guardano bene: Skype era europeo, ma nessuna telco europea si è mossa per impedirne l’acquisto da parte degli americani, mentre Telecom Italia ha venduto il portale Virgilio agli egiziani.…..
Gli operatori di telecomunicazioni sono pronti ai cambiamenti necessari per rendere Internet ed i servizi che attraverso la rete vengono veicolati ancora più diffusi e fruibili ……
Oibò! Ma siamo proprio sicuri che le telco storiche siano poi in grado di suggerire in che modo cambiare Internet? Hanno vissuto 40 anni sedute sulle reti telefoniche pensando che servissero solo a fare telefonate e spedire fax, finchè qualcun altro ha aperto loro gli occhi. Non hanno inventato alcuna killer application o servizio Internet di rilievo. Il più grande contribuito dato ad Internet è stata la bolla del 2000, quando le telco si sono lanciate in operazioni spericolate di cui portano ancora i segni (indebitamento). Adesso, hanno tirato fuori dal cappello a cilindro l’idea di applicare il meccanismo della terminazione telefonica ad Internet, come se i pacchetti IP viaggiassero in analogico …. mah!
….. ed intendono introdurli con la necessaria cooperazione degli attori Over the Top, in un quadro di mutua collaborazione.
Meraviglioso intento! Ma ancora non capiamo le ragioni per cui tanta cooperazione debba essere regolata in sede ITU. Oppure sono le prove generali di un cartello? Ad ogni modo, niente impedisce ad una grande telco accordi di collaborazione con chicchessia, ed anche di farsi pagare la qualità, se necessario. Come osservava un insospettabile CEO al summit di ETNO di ottobre “Let’s send an invoice to Google” (and shut up!).
In merito agli altri temi sollevati nella parte conclusiva della lettera dei ministri Terzi e Passera, ovvero la perseguibilità dei reati, la tassazione dei profitti e la proprietà intellettuale, condivido pienamente l’esigenza di definire un quadro di regole comune a livello internazionale. Aspetti e tematiche di fondamentale importanza quali la tutela del diritto alla riservatezza dell’individuo e la protezione dei dati personali, ovvero la sicurezza delle transazioni informatiche e l’inviolabilità delle informazioni custodite nella Rete, devono poter essere garantite tout court, senza vincoli legati ai limiti delle giurisdizioni nazionali.
Vero solo in parte: esistono già le regole europee, perchè scavalcare la competenza dell’Unione Europea e consegnare le chiavi all’ITU? Comincio a pensare che Bernabè sia mal consigliato.
La strada verso una Rete Internet che difenda la bandiera della libertà di espressione, ma che al tempo stesso risulti più performante, più flessibile, più sicura e più rispettosa delle diverse sensibilità nazionali in tema di privacy è appena incominciata.
Questo è un proclama del tipo “Vota Antonio! Vota Antonio!”. Ad ogni modo, è impressionante notare come nel capoverso precedente Bernabè avesse affermato che la privacy “deve essere garantita tout court, senza vincoli legati ai limiti delle giurisdizioni nazionali”, mentre appena un paragrafo più sotto si dice che la rete “deve essere più rispettosa delle diverse sensibilità nazionali in tema di privacy”. Orbene, delle due, l’una! Ma magari questo corto-circuito logico non è roba di Bernabè, qui c’è lo zampino di un ghost writer maldestro.
Si tratta di tematiche di fondamentale importanza alle quali è necessario dare delle risposte da parte della comunità internazionale, a cominciare dal summit di Dubai. Noi siamo convinti che l’Itu sia la giusta sede per discutere tali problematiche e questo è stato riconosciuto anche dal Cept (gruppo che rappresenta i Paesi europei).
Appunto, il CEPT ha detto che l’ITU non se ne deve occupare, ma se ne può sempre parlare (all’ora del thè). Comincio però a sospettare che nessuno in Telecom Italia se la sia sentita di raccontare a Bernabè cosa sia successo veramente alla riunione del CEPT a Istanbul, dove la proposta ETNO è stata affossata.
Ma non c’è dubbio che se non sarà l’Itu a stabilire i necessari princìpi di ulteriore libertà di accesso alla Rete occorrerà allora individuare un appropriato e condiviso consesso internazionale.
“Ulteriori libertà di accesso alla Rete”? Mi sono perso. Ma cosa siamo finiti qui?
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E finiamo con un po’ di buona musica …..
Categories: Internet governance, Telcos vs. OTT
Estrapolo da un commento in generale condivisibile (anche se non capisco perchè si parli ancora di una proposta affossata inter alia dal Governo americano, dalla Commissione e da ISOC), ma mi sembra utile approfondire questo tuo passaggio:
“Non si capisce perchè per fornire della qualità garantita sia necessario regolamentare Internet come suggerisce Telecom. Tali livelli di QoS sono già disponibili, a livello sia tecnologico che di mercato, senza regolamentare alcunchè.”
E’ esattamente il punto che da anni tento di portare all’antenzione del settore sotto la voce “interoperabilità dei servizi” : le tecnologie per la QoS a livello 2 OSI sono consolidate da anni, ma purtroppo si continua a fare confusione tra prioritizzazione (a livello 3) del traffico nei servizi best effort e servizi alternativi (a livello 2) al best effort.
Leggo di caccia all’untore sulle gestione delle code all’interno degli switch (che è appunto il meccanismo con il quale secondo gli standard internazionali 802 viene gestita la QoS a livello 2) che nulla ha a che spartire con la prioritizzazione a livello 3, che può essere utile e giustificata esclusivamente in via transitoria dalla necessità di evitare un blocco totale del traffico in attesa di un incremento della capacità trasmissiva. Quanto meno su rete fissa.
Sino a quando – nell’ambito del transito condiviso e delle MAN di accesso ai rilegamenti di utente – non la smetteremo di confondere tra loro i due temi, i fornitori alternativi saranno taglieggiati contemporaneamente da Incumbents e OTT, comprendendo tra questi ultimi anche le CDN.
Senza un accesso a condizioni eque e non discriminatorie alle QoS > 0 (che riassumo col termine “neutralità dei servizi”) la “neutralità della rete” comunemente intesa non lascia valore agli OLO che si servono del Bitstream.
90′ di applausi…
Non avrei mai saputo rispondere in una maniera così squisitamente ironica come in questo post (anche perché probabilmente non riuscirei a capire le boiate che scrivono… che puntino alla vittoria per esaurimento dell’avversario?)