European telecoms regulation

Fine della regolamentazione, fine della concorrenza nell’Unione Europea?

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Potrebbe essere un ulteriore passo verso lo sgretolamento della concorrenza nelle telecomunicazioni in Europa, con ripercussioni pesanti anche per tutto il sistema Internet.

La notizia è solo apparentemente tecnica: come previsto dalla disciplina corrente, la Commissione Europea ha avviato la revisione – con apposita consultazione che scadrà l’8 gennaio 2013 – della lista dei mercati rilevanti, di cui alla Raccomandazione del 17 dicembre 2007. Che cosa vuol dire in pratica?

I mercati che si trovano in questa famosa lista sono i servizi che le autorità nazionali di regolamentazione (in Italia l’AGCOM) devono obbligatoriamente esaminare, ed eventualmente regolamentare per permettere agli operatori alternativi (in Italia: Fastweb, Wind, Mclink ecc) di avere accesso alla rete dell’operatore dominante. Com’è noto, la replicabilità di questa rete è limitata, per ragioni di costi industriali, in particolare l’ultimo miglio, che è una sorta di monopolio naturale. La stessa Telecom Italia la rete non se l’è mai costruita: l’ha ricevuta in dono dal generoso Stato italiano, cioè dai contribuenti, con la privatizzazione.

La lista dei mercati originariamente ne prevedeva 18 (nel 2003), poi scesi a 7 (nel 2007). Sono rimasti quelli fondamentali per l’accesso alla rete di Telecom Italia: ULL, bistream ecc, senza i quali non ci potrebbe essere offerta alternativa ad Alice, ad eccezione delle zone dove c’è la fibra di Fastweb (Milano e Roma, in parte).

Al di là della procedura in corso, che sarà tecnica, scrupolosa e trasparente, il timore che hanno in molti è rappresentato dal posizionamento attuale della Commissione Europea, che appare puntare solo ai grandi operatori storici, gli incumbents, per sviluppare il mercato delle telecomunicazioni del futuro. Com’è noto, il Commissario Kroes in luglio ha garantito loro ritorni ingenti e permanenti per le reti tradizionali in rame, ed in più occasioni si è espressa per la necessità di un consolidamento del mercato europeo. Ne abbiamo già parlato in questo stesso blog.

Pertanto, la previsione più catastrofista è quella secondo cui la Commissione Europea opererebbe una tale riduzione dei mercati regolabili così da arrivare ad una deregolamentazione di fatto, una sorta di ritorno al Big Bang (cioè al monopolio ante-liberalizzazione anni ’90). Si badi bene, le autorità nazionali avranno ancora il potere di regolamentare un mercato escluso dalla lista, ma sarà tecnicamente molto difficile e la Commissione potrà metterci il veto (ed infatti, solo in eventi rarissimi le autorità nazionali hanno sfidato la Commissione su questo punto, in genere venendo bastonate). Così venendo meno la regolamentazione d’accesso, scomparirebbero gli operatori alternativi, non solo quelli piccoli, anche anche i più grandi, perchè la regola del monopolio naturale della rete d’accesso vale per tutti.  Questo meteorite si abbatterebbe anche sul mondo Internet, visto che i pochissimi network operators sopravvissuti avrebbero poi gioco facile nel bloccare o pregiudicare i servizi Internet non graditi, dato che i consumatori non avrebbero grandi alternative nel cambiare ISP. Ti blocco Skype, tanto dove vai?

Perchè la Commissione vorrebbe fare questo? Perchè, dicono, in Europa ci sono troppi operatori telecoms, e per fare investimenti ci vogliono pochi operatori, e che siano grandi e grossi! Questa è la tesi, pura follia, portata avanti da ETNO, l’associazione degli operatori incumbents. I quali, però, obiettivamente, non hanno alcun obbligo di onestà intellettuale, ma solo quello di fare i propri interessi, e quindi possono dire quello che vogliono.

E’ invece inquietante che queste idee si siano annidate in seno alla Commissione Europea, da Barroso in giù. Sul perchè e percome, ne parlerò nel prossimo post.

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