Copyright and Internet

Bruxelles lancia la riforma della SIAE, a partire dalla musica digitale

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La Commissione Europea ha pubblicato oggi una proposta di direttiva per la riforma delle Collecting Societies, di quegli enti cioè che sono incaricati, per legge o per contratto, di amministrare l’esercizio e la remunerazione dei diritti d’autore (SIAE in Italia, PRS nel Regno Unito ecc; circa 250 in tutto). L’iniziativa, che riguarda in particolare lo sviluppo delle opere musicali nel mercato digitale, si inserisce nel quadro delle iniziative dell’Agenda Digitale Europea e della e-Strategy 2020.

La proposta introduce in primo luogo una serie di principi in materia di governance, trasparenza ed efficienza delle collecting societies. In particolare, vengono imposte regole di trasparenza e tempi certi per l’erogazione delle somme di remunerazione degli autori (una delle aree più fumose e misteriose del settore). Vengono inoltre emanate norme per facilitare la diffusione di licenze multiterritoriali.

Molti enti interessati dalla direttiva non gradiranno l’iniziativa, poichè in generale le collecting societies sono sempre state avulse da meccanismi di modernizzazione, ed in alcuni paesi sono diventati dei soggetti vischiosi e auto-referenziali (poche settimane fa il Corriere della Sera pubblicò un interessante articolo sulla SIAE). Tuttavia, tale modernizzazione è ora diventata necessaria, perchè l’emergere di un mercato digitale europeo, almeno al livello della domanda, rende imprescindibile una riforma del sistema. Altrimenti, le perduranti disfunzioni nel funzionamento delle varie SIAE europee  si concretizzerà in una limitata offerta di contenuti legali, presupposto ideale per il diffondersi della pirateria online.

Per quanto riguarda l’Italia, la proposta renderà più facile la disponibilità di musica italiana sulle piattaforme musicali digitali, ed inoltre renderà più conveniente per gli autori italiani la scelta di una collecting society diversa dalla SIAE. Nello stesso tempo, gli utenti italiani potranno usufruire di una maggiore offerte di contenuti musicali legali attraverso le piattaforme di loro scelta.

La proposta di direttiva non tocca il problema a monte, e cioè la frammentazione del mercato digitale causato dalle pratiche commerciali restrittive perpetrate dai detentori dei diritti (restrizioni territoriali, esclusive, windows release ecc). Tale problematica rientra nella competenza congiunta di vari commissari (Concorrenza, Connect, Mercato Interno) ed appare di difficile soluzione, salvo gli interventi di tanto della Corte Europea di Giustizia (come accaduto con la sentenza Premier League  (Cases C-403/08, Football Association Premier League Ltd, v QC Leisure and C-429/08, Karen Murphy v Media Protection Services Limited). In tale caso, infatti, la Corte di Giustizia ha stigmatizzato le frammentazioni territoriali imposte dalle televisioni commerciali aventi lo scopo di aumentare il costo dei servizi di pay-tv di paese in paese. Tali frammentazioni territoriali sono all’ordine del giorno nel mercato musicale online, dando luogo a situazioni assurde per cui è legale farsi spedire un CD musicale, ma non scaricarlo da Internet. Se il legislatore europeo non ci penserà, facendo un po’ d’ordine nella selva di certe pratiche commerciali, saranno prima o poi i giudici a tagliare l’erba con la falce.

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